Dal sito di Internazionale, 30/01/2017
Nello Yemen la situazione umanitaria è sempre più grave
Il giorno successivo altri due presunti militanti di Al Qaeda sono morti in un attacco con i droni a Beihan, nella provincia di Shabwa, sempre nello Yemen centrale. Gli Stati Uniti sono gli unici nella regione a disporre di droni in grado di colpire obiettivi nello Yemen e considerano Aqap come una delle ramificazioni più pericolose di Al Qaeda. Secondo la Reuters, le forze statunitensi non compivano operazioni antiterrorismo nello Yemen dal dicembre del 2014, pochi mesi prima che scoppiasse la guerra civile. Il conflitto ha reso il paese ancora più instabile e ha permesso ai jihadisti di guadagnare terreno.
Un paese diviso
Dal 2015 lo Yemen è teatro di violenti combattimenti tra i ribelli sciiti houthi, originari del nord, che hanno cercato di allontanare con un colpo di stato il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, sostenuto dall’Arabia Saudita. Dal marzo del 2015 una coalizione di paesi arabi guidati da Riyadh è intervenuta a sostegno di Hadi, bombardando obiettivi in territorio yemenita. Alcuni di questi raid sono stati presi in esame dalle Nazioni Unite perché costituirebbero dei crimini di guerra, in quanto diretti contro obiettivi illegittimi.
Gli houthi, che sono sostenuti dall’Iran, controllano la parte settentrionale, compresa la capitale Sanaa e il principale aeroporto del paese, mentre il governo di Hadi controlla la parte meridionale e orientale del paese, tra cui l’importante città portuale di Aden.
Senza cibo
La guerra ha aggravato la crisi alimentare nello Yemen, un paese che anche in condizioni di pace faticava ad assicurare il necessario per sopravvivere ai suoi abitanti. Già prima della guerra lo Yemen importava il 90 per cento degli alimenti più comuni.
Ora la crisi potrebbe trasformarsi in carestia entro l’anno, ha avvertito il sottosegretario generale agli affari umanitari delle Nazioni Unite Stephen O’Brien: due milioni di persone hanno bisogno di urgenti aiuti alimentari, altri 14 milioni di yemeniti sono a rischio e la malnutrizione infantile è aumentata del 63 per cento nell’ultimo anno. Oggi più di due milioni di bambini sono gravemente malnutriti. All’origine dell’emergenza ci sono la povertà, il conflitto e l’embargo navale imposti dalla coalizione a guida saudita.
O’Brien ha invitato l’Arabia Saudita a rimuovere la no-fly zone che impone su parte dello Yemen e a permettere la riapertura dell’aeroporto di Sanaa, consentendo in questo modo ad almeno ventimila yemeniti di andare all’estero per essere curati. La metà degli ospedali nel paese non funziona perché è stata bombardata o non ci sono abbastanza soldi. Vedove, orfani, disabili e anziani non ricevono più aiuti dal governo, mentre 1,25 milioni di dipendenti pubblici non ricevono stipendi regolari.
Nonostante sia così grave, la crisi nello Yemen riceve poca attenzione all’estero rispetto a quelle dell’Iraq e della Siria. Forse perché, spiega Jamie McGoldrick, i suoi abitanti non sbarcano in massa sulle coste della Grecia e dell’Italia, e i giornalisti stranieri difficilmente riescono ad arrivare a Sanaa.