Iseo – Una serata informativa che ha contribuito a fare chiarezza sui dati reali dell’accoglienza in ambito locale, con un riferimento specifico al modello Sprar. Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati cui ha recentemente aderito il Comune di Iseo, affiancando così nell’area Sebino quello di Passirano (già attivo nello Sprar dal 2014). L’incontro, introdotto da Pieranna Faita, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Iseo, ha previsto la partecipazione di Agostino Zanotti (Direttore di ADL a Zavidovici), Antonio Trebeschi (rappresentante del coordinamento provinciale progetti Sprar e sindaco di Collebeato), Marta Orizio (assessore alle politiche sociali del Comune di Passirano) ed Elsa Laura Bondio (a capo del settore accoglienza migranti Cascina Clarabella).
Di seguito alcuni passaggi degli interventi:

Agostino Zanotti
Dove sta andando questa umanità che li accoglie? Costruiamo sempre più muri. Eppure in quest’epoca contemporanea circa 65 milioni di persone si stanno spostando forzatamente. L’86% di questi viene accolta nei paesi in via di sviluppo, solo il 14% giunge nei paesi industrializzati. L’Italia sta sicuramente affrontando una situazione complessa, ma non catastrofica. Il vero problema risiede nella natura degli accordi a livello Europeo in materia di redistribuzione.
Quali sono le cause che spingono queste persone ad affrontare l’azzardo di un viaggio tremendamente pericoloso? Le guerre aumentano, e conseguentemente più persone scappano (l’esempio della Siria è eclatante). Anche la violazione dei diritti umani nella maggior parte dei paesi del mondo è motivo di fuga. L’Italia stessa non possiede una legge sulla tortura ed è stata più volte richiamata dagli organismi internazionali. Chi non scapperebbe da un paese dove non è possibile esprimere liberamente il proprio pensiero, pena la tortura ed il carcere? Ci sono poi i disastri ambientali: desertificazione e grandi alluvioni costringono intere popolazioni a migrare. Infine, quanto noi investiamo in finanza di benessere? L’Occidente investe in finanza criminale, ma più ci armiamo più ci percepiamo come insicuri.
Un’altra questione da prendere in considerazione è la situazione demografica. L’Europa nei prossimi dieci anni vedrà una riduzione del numero degli abitanti, ciò comporterà un impoverimento della popolazione dal punto di vista del calcolo contributivo pensionistico e del mercato immobiliare.
Accogliere è complicato e implica una messa in discussione del nostro modello di vita, ma nonostante ciò non possiamo permetterci di mettere in discussione i nostri imperativi morali. Negando l’accoglienza, rimuoviamo il terreno al senso di civiltà che qui in Europa abbiamo faticosamente costruito.


Antonio Trebeschi (coordinamento provinciale Sprar e sindaco di Collebeato)
La presenza di rifugiati e richiedenti asilo è in continua evoluzione. Al 18 gennaio, data in cui il prefetto ha convocato tutti i sindaci di Brescia per aggiornarli, la cifra stimata è di 2918. Nella provincia sono suddivisi in due tipi di accoglienza: 2653 nei CAS (centri di accoglienza straordinaria) e 265 nei progetti Sprar. In Italia ci sono poi altre tipologie di accoglienza, quali i centri di prima accoglienza non presenti qui a Brescia.

I CAS sono gestiti dalla Prefettura, con un bando per individuare dei referenti ai quali assegnare i richiedenti asilo e i rifugiati “smistati” dai centri di prima accoglienza. Questi interlocutori possono essere dei comuni, ma, specialmente nella nostra provincia, c’è un solo comune che gestisce direttamente un CAS (Tignale con 4 persone). Ci sono poi 29 parrocchie che gestiscono 153 beneficiari con il supporto della Caritas e del volontariato. Seguono cooperative che accolgono perlopiù in appartamenti individuati nel mercato privato in modo da gestire queste situazioni in piccoli gruppi. Infine anche i privati fanno accoglienza in appartamenti o strutture alberghiere/ricettive. In questo ultimo caso abbiamo casi che presentano grandi concentrazioni (es. un residence di 47 beneficiari in un comune con 400 abitanti).
La caratteristica peculiare di questi CAS è la gestione emergenziale. La Prefettura si preoccupa di trovare delle strutture che abbiano dei requisiti minimi dal punto di vista igenico sanitario, dopodiché l’accoglienza rimane al buon cuore di chi gestisce le strutture (la scelta tra seguire i beneficiari con progetti specifici, o garantire il minimo sindacale e abbandonare le persone a loro stesse).
L’altra tipologia è quella dello SPRAR. A livello nazionale è stato scelto come sistema istituzionalizzato per l’accoglienza. É gestito da una struttura emanazione del Ministero dell’Interno – Il Servizio Centrale – in collaborazione con l’ANCI e con l’UNHCR, e prevede regole ben precise attraverso le quali l’accoglienza deve essere garantita.
In primo luogo, i referenti con il Servizio Centrale non possono essere singoli proprietari, parrocchie o albergatori, bensì enti pubblici (comuni, aggregazioni di comuni, provincie, comunità montane…). Tra i soggetti capofila nella provincia di Brescia si contano 8 comuni, assieme alla Provincia stessa e alla comunità montana della Val Trompia per un totale di 11 progetti (oltre ai comuni capofila si contano altri comuni coinvolti per un numero complessivo di 27).
Secondo un manuale dettagliato e rigoroso, deve essere garantita un’accoglienza “integrata”, prevedendo una mediazione linguistica e interculturale, l’orientamento e l’accesso ai servizi del territorio, la formazione e riqualificazione professionale, l’orientamento e l’accompagnamento all’inserimento abitativo e sociale, l’orientamento e accompagnamento legale e la tutela psico-socio sanitaria.
Per tutti questi servizi esistono una serie di voci di costo che gli enti aderenti allo SPRAR devono meticolosamente rendicontare al fine di ottenere il finanziamento. Mentre nella gestione dei CAS viene immediatamente assegnata una quota erogata dopo aver valutato i requisiti minimi, lo SPRAR prevede che i finanziamenti vengano erogati a rendicontazione conclusa in modo da accertare che tutte le suddette voci di costo siano rispettate. Seguendo questi criteri, gli 11 progetti citati sono quindi seguiti da una serie di realtà come ADL a Zavidovici a Passirano e Cascina Clarabella a Iseo, esempi di buona gestione che hanno investito nella formazione dei giovani.
Sull’accordo ANCI – Ministero per la ripartizione sul territorio nazionale.
L’accordo prevede che siano definite delle quote per fare in modo che non ci siano disparità nei numeri tra i comuni. Nell’incontro del 18 gennaio il Prefetto ha spiegato chiaramente il discorso sulla suddivisione. In Provincia per ora siamo a quota 3000, ma secondo il calcolo la potenzialità complessiva potrebbe arrivare a 3700. Chiaramente a questa cifra si arriverà in maniera graduale in funzione di quelli che saranno i futuri ingressi e le uscite. A fronte di queste cifre, sussistono disparità tra comuni con maggiori concentrazioni ed altri senza alcuna presenza. I numeri indicativamente diffusi (2,5 persone per ogni 1000 abitanti) rappresentano la stima obiettivo su cui contare una volta che venisse raggiunta a livello provinciale la quota 3700 (cui seguirebbe una riorganizzazione generale). Non si tratta quindi di una stima immediata, ma di una quota cui potremmo arrivare anche tra anni. Quello che oggi i prefetti a livello nazionale stanno tentando di fare è spingere, soprattutto tra chi non sta facendo accoglienza e chi la sta facendo secondo i parametri meno virtuosi (quelli dei CAS) in modo che questi si attivino in tale direzione. I comuni più virtuosi sono in realtà quelli che si sono già attivati. Chiaramente, in prospettiva, si dovrà arrivare tutti assieme al numero previsto dalla clausola di salvaguardia, ma attualmente le pressioni vertono su quei comuni che fino ad oggi si sono negati all’accoglienza.

Marta Orizio (assessore alle politiche sociali del Comune di Passirano)
Il nostro comune ha iniziato questo percorso nell’ottobre del 2014 inserendosi nello Sprar Cellatica “A braccia aperte” e accogliendo 5 ragazzi sul territorio. L’esperienza ha avuto fin dall’inizio un riscontro positivo e non ci sono stati problemi rilevanti nemmeno in termini di segnalazioni inviate dai cittadini. Tra le strategie studiate per ridurre il pregiudizio e la distanza psicologica tra se e gli altri, la teoria celebra l’empatia, il mettersi nei panni dell’altro e il contatto inter-gruppi, ovvero il contatto tra gruppi che appartengono ad una storia e cultura diversa. Questo contatto però deve avvenire in determinate logiche e situazioni. Partendo da queste riflessioni abbiamo constatato che la microaccoglienza fatta all’interno dello Sprar può effettivamente raggiungere il risultato di quella che poi viene chiamata vera integrazione, non limitandosi essa al vitto e all’alloggio, ma trattandosi di un percorso strutturato che fornisce determinate tutele sia a chi viene accolto, sia a chi accoglie. Viene limitata una gestione improvvisata dell’accoglienza, garantendo invece una progettualità che può condurre a risultati notevoli per la cittadinanza stessa.
Un esempio concreto: all’interno di questo progetto Sprar, siamo partiti con attività di sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza. Banalmente, il primo passo è stato quello di incontrare i vicini di casa dei ragazzi accolti. Dopo le prime titubanze, abbiamo continuato questo percorso e ad oggi non ci sono state segnalazioni problematiche. In seguito abbiamo attivato il volontariato sociale. I ragazzi partecipano alla pulizia dei luoghi pubblici, distribuiscono volantini e aiutano le realtà associative del territorio durante gli eventi festivi. Abbiamo così potuto organizzare una festa della musica in occasione della giornata mondiale del rifugiato e di inserire alcuni ragazzi nella squadra CSI di Passirano.
In aggiunta, l’insegnamento della lingua italiana avviene anche a favore della cittadinanza, nelle due ore che possono essere definite di integrazione poiché le varie comunità, anche quelle già presenti sul territorio, si incontrano e interagiscono.
Inoltre, altri strumenti messi in campo sono i corsi di formazione e le borse lavoro. Dopo questa esperienza positiva, Passirano ha deciso di presentarsi come ente capofila nel bando SPRAR 2016/17. In questo modo anche il comune di Iseo è entrato a farne parte, continuando tutte queste attività.

Elsa Laura Bondio (a capo del settore accoglienza migranti Cascina Clarabella).
Stiamo portando avanti la microaccoglienza in appartamenti in modo che i beneficiari ospitati possano cominciare a vivere fin dall’inizio la realtà del territorio. Come? Rendendoli autonomi sulla questione della gestione dell’appartamento, della spesa, il rapporto con i vicini e le istituzioni. Seguono un corso di italiano tramite il CPIA che fa riferimento a Chiari, qualcuno di loro sta iniziando un tirocinio. Tra di loro c’è chi dopo aver fatto esperienza è uscito dal progetto condividendo un’abitazione con altre persone che hanno percorso gli stessi passi, a dimostrazione di un’integrazione che può funzionare.