Martedì mattina al Cinema Nuovo Eden di Brescia il primo dei due incontri pubblici nell’ambito della campagna “Accogli per essere accolto” ha visto, tra gli altri ospiti presenti, gli interventi di Tommy Kuti e Habibou, nato e cresciuto in Mali e arrivato in Italia quattro anni fa, inserito in uno dei progetti di accoglienza della nostra associazione.

Due esempi per tutti. Il rapper Tommy Kuti, classe 1989, origini nigeriane ma in Italia dall’età di due anni, vita padana, laurea a Cambridge e rapper sulla via del successo; seconda generazione. Habibou Camara, richiedente asilo senza ancora un permesso, parla italiano perfetto, lavora come mediatore. «Mi arrabbio se la prima cosa che mi chiedono è da dove vengo, la mia vita è sempre stata qui. Non pensate sempre solo agli sbarchi, al disagio, alla delinquenza. L’Italia del futuro è multietnica che lo si voglia o no, l’unica discriminante è se il Paese saprà trarre vantaggio dalle cosiddette nuove risorse. Io vivo a Milano, per noi giovani è già così. Con la mia musica racconto storie altrimenti non raccontate» dice Tommy. Conosce bene il vincitore di San Remo, Mahmood, e non gli è piaciuta la polemica. «Ci sono strumentalizzazioni da destra e da sinistra, non è un paladino, è un ragazzo normale che parla della sua esistenza; le persone ormai si spostano, è normalità» afferma.

Habibou è scappato dal Mali quattro anni fa. È stato al Pampuri, ad Azzano, a Brescia nello Sprar di Adl Zavidovici. Ha studiato l’italiano che parla correntemente, «perché devi conoscere la lingua dello Stato in cui abiti». Fa il mediatore culturale, l’interprete, ma non è ancora riuscito ad avere «quella carta senza cui non riesci a stare tranquillo, adesso diventata sempre più irraggiungibile». «Ho imparato tante cose, quando sono arrivato ero insopportabile, me ne rendo conto adesso. Non capivo molto ma è bello nel momento in cui sei lì solo, spaesato, sentire una voce che ti dice benvenuto».

I due giovani si sono presentati ieri mattina agli studenti nella sala del cinema Nuovo Eden per il primo dei due appuntamenti organizzati dal coordinamento Sprar e dal Forum delle associazioni, all’interno del progetto di sensibilizzazione «Accogli come vorresti essere accolto». Il secondo sarà venerdì alle 18 nel salone Savoldi della sede comunale in piazza Repubblica. A coordinare il sindaco di Collebeato Antonio Trebeschi, referente del coordinamento provinciale Sprar. Durante l’incontro Alessandro Sipolo della cooperativa K-Pax ha lanciato un concorso per le scuole, che verrà bandito per il prossimo anno scolastico, sul tema dell’accoglienza.

Discorso dell’accoglienza che è stato approfondito a livello teorico dal docente di Filosofia all’università di Macerata, Roberto Mancini, a livello pratico da Riccardo Canitano dello Sprar di Vimercate dal cui lavoro hanno preso spunto i bresciani per il loro progetto, «copiando pure lo slogan, Accogli come vorresti essere accolto, e l’immagine di due esuli, un eritreo che vuole realizzare il suo sogno in Italia, un’italiana che vuole realizzarlo in Germania» ha spiegato Trebeschi. Della duplicità ha esperienza Giovanni Valenti, prima per anni con gli emigranti italiani in Germania, oggi a Brescia con gli stranieri. «A Brescia parliamo di tremila profughi a fronte di oltre 100mila stranieri residenti e integrati. Brescia è stata un laboratorio di inserimento di successo, sono giovani, un valore aggiunto. Credo che saprà continuare ancora su questa strada. Le nuove norme certo non aiutano».

Il nostro post riprende l’articolo di Magda Biglia, che ringraziamo, sul Bresciaoggi.