
Incontro pubblico dopo il naufragio
Dopo l’ennesima strage di donne, uomini e bambini avvenuta nei pressi delle coste italiane, questa volta al largo della Calabria, Il Circolo Arci Spazio Condiviso Caloziocorte organizza un incontro pubblico in cui interverrà Riccardo Gatti, responsabile delle operazioni di Medici Senza Frontiere a bordo della nave di soccorso Geo Barents.
L’appuntamento è per domani mercoledì 1 marzo alle 21.00 presso il Circolo Arci Spazio Condiviso di Caloziocorte.
Sarà possibile seguire l’evento anche in streaming
Condividiamo inoltre di seguito i comunicati della Fondazione Migrantes e dell’Esecutivo nazionale di Magistratura democratica
Nuove morti nel Mediterraneo: urgente operazione europea Mare nostrum
Il comunicato della Fondazione Migrantes è disponibile anche qui (26/2/23)
Mentre i rami del Parlamento approvano un urgente e straordinario decreto per regolare i flussi migratori, che di urgente e straordinario ha solo l’ennesima operazione ideologica, indebolendo in realtà le azioni di salvataggio in mare delle navi ONG, un barcone spezzato dalla burrasca della notte, che portava almeno 150 migranti, si è inabissato nel Mediterraneo, al largo delle coste calabre crotonesi. Sono 33 (fino al questo momento) i morti accertati, tra cui un neonato, almeno 100 i dispersi, che vanno ad aumentare le migliaia di morti e di tombe anonime nel cimitero del Mediterraneo.
Un nuovo drammatico segnale sulla disperazione di chi si mette in fuga da situazioni disumane di sfruttamento, violenza, miseria e di chi è indifferente politicamente a questo dramma. Un nuovo drammatico segnale che indebolisce la Democrazia, perché indebolisce la tutela dei diritti umani: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale.
Mentre queste morti non possono che generare vergogna, chiedono un impegno europeo per un’operazione Mare nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i Paesi europei, la società civile europea rappresentata dalle ONG. La collaborazione con i Paesi del Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa.
Chi arrivando in Europa avrà diritto a una protezione vedrà salvaguardato tale diritto; chi non ne avrà diritto sarà rimpatriato. È chiaro che questo esame, solo nella terra europea, dovrà essere agile, or- ganizzato, alla presenza di diverse figure – dai mediatori, dalle forze di polizia, dagli operatori in- ternazionali, da osservatori dell’UNHCR, da operatori sociali … – perché il minore non accompagnato sia tutelato come la vittima di tratta, o chi viene da una drammatica situazione sanitaria o da una guerra o disastro ambientale. Le risorse vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone non in muri o campi disumani. La vita e il futuro dell’Europa dipendono da come si accoglie, tutela, promuove e integra le persone in cammino.
Le stragi dei migranti, i conti con la Storia, il bisogno di scelte lungimiranti
A cura dell’Esecutivo nazionale di Magistratura democratica (26/2/23)
È di questa mattina la tragica notizia del naufragio avvenuto a largo delle coste di Crotone. Al momento si contano circa quaranta cadaveri recuperati (tra i quali un bambino di sette anni e uno di pochi mesi), mentre sarebbero circa settanta i dispersi.
I migranti, circa centottanta persone, erano a bordo di un barcone alla deriva che, spinto dalle onde, si è spezzato in più parti contro gli scogli. Venivano dall’Iran, dal Pakistan, dall’Afghanistan, paesi ove la situazione di violenza generalizzata e di violazione sistematica dei diritti umani è tristemente nota.
Sull’onda emotiva del naufragio del 3 ottobre 2012 al largo di Lampedusa, che aveva visto morire in mare oltre duecento persone, il Governo italiano aveva lanciato la cosiddetta operazione Mare Nostrum, destinata al salvataggio in mare dei migranti che attraversavano il Mediterraneo per giungere in Italia. Nel 2014, quell’operazione è stata interrotta e si stima che da allora nel Mediterraneo siano morti più di venticinquemila migranti.
Invece di fare fronte a questa strage, l’attuale Governo italiano ha varato il decreto-legge n. 1 del 2023 con il dichiarato intento di fermare i soccorsi in mare da parte delle ONG, incurante che questo non avrebbe fermato il fenomeno migratorio, ma solo aumentato i morti sulla rotta più pericolosa del mondo.
Quando le scelte politiche sono generate dalle paure, indotte da narrazioni mediatiche orientate a generarle, danno frutti paradossali e tragici di cui la Storia, prima o poi, mette a nudo i limiti e chiama alle responsabilità.
Ribadiamo ancora che le previsioni del decreto-legge n. 1 del 2023 confliggono con gli obblighi internazionali di salvataggio in mare – previsti dalla Convenzione UNCLOS, dalla Convenzione SOLAS e dalla Convenzione SAR, obblighi normativi con valore di fonte sovraordinata in virtù dell’articolo 117 della Costituzione – e con l’obbligo previsto dall’articolo 490 del Codice della navigazione, assistito da sanzione penale.
Per la normativa vigente, l’obbligo (inderogabile) di soccorso di persone a rischio di vita in mare prescinde dalla loro condizione giuridica soggettiva (se avente o meno diritto all’asilo).
Salvare le vite delle persone in pericolo è un obbligo che viene prima e prescinde dalle regole nazionali in materia di immigrazione.
I conti con la Storia
Risale a pochi giorni fa il fermo amministrativo della nave Geo Barents, mentre era pronta a salpare e che, forse, avrebbe potuto trovarsi proprio nel luogo ove è avvenuta questa terribile e annunciata strage. In applicazione delle norme introdotte con il decreto-legge n. 1 del 2023, la nave era stata dirottata dal Canale di Sicilia al “porto sicuro” di La Spezia, da dove un gruppo di migranti che si trovavano a bordo, erano stati poi trasferiti in autobus sino alla Puglia. Una specie di Risiko sulla pelle delle persone e con l’obiettivo di dissuadere chi cerca di salvarle. Un gioco che entra in dialogo con i morti di oggi che servono solo a ricordarci con una evidenza dalla quale è impossibile sfuggire, il dramma quotidiano del cimitero di disperate e disperati che stiamo facendo diventare il mar Mediterraneo.
Tutte le evidenze dicono che nessuna politica potrà fermare i flussi migratori finché non cessano le ragioni politiche ed economiche che spingono le persone a lasciare gli Stati di origine per cercare di sopravvivere. Questa non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale di fronte al quale l’Europa ha il dovere di attrezzarsi, per fermare quello che si configura come un vero e proprio genocidio, introducendo canali legali e regolati di ingresso (visti per ricerca di lavoro, per lavoro, per richiesta di asilo, ecc.).
Incanalando il flusso oggi irregolare nei canali regolari, nessuno sarà più costretto ad affidarsi a trafficanti e sfruttatori e a mettere in pericolo la propria vita per godere del diritto di asilo garantito dalla Costituzione italiana o per lavorare in Italia.
La sicurezza di tutti sarà così davvero efficacemente garantita e torneremo a ragionare di ciò che davvero la mette in pericolo: il mutamento climatico, la guerra alle nostre porte, la crisi economica e demografica.
Temi complessi rispetto ai quali abbiamo bisogno di politici saggi e lungimiranti, non già di giocatori di Risiko.