Rotta balcanica: il ministero dell’Interno condannato a risarcire un cittadino pakistano respinto a catena fino in Bosnia nell’ottobre 2020. Perché l’ordinanza del Tribunale di Roma è decisiva e attualissima

Il Tribunale di Roma ha condannato il ministero dell’Interno italiano a risarcire 18.200 euro per il danno inflitto a un cittadino pakistano richiedente asilo trattenuto e respinto nell’ottobre 2020 dall’Italia verso la Slovenia e poi a catena verso Croazia e Bosnia ed Erzegovina.

Decisivo il lavoro di rete tra attivisti, Ong e avvocati. Inclusa la rete RiVolti ai Balcani. “Questa ordinanza dimostra ancora una volta la grave illegalità delle ‘prassi’ poste in campo dal governo italiano e dai governi europei alle frontiere -afferma la rete RiVolti ai Balcani-. Il Governo Meloni ha addirittura annunciato a fine 2022 di voler riattivare quelle riammissioni, sospese nel 2021 dopo un precedente pronunciamento cautelare del Tribunale di Roma: questa decisione smonta quelle intenzioni e fa emergere un quadro oscuro sull’operato italiano. Perché non si può prescindere dallo Stato di diritto”.

È stata infatti accertata la radicale violazione delle norme internazionali, europee e interne che regolano l’accesso alla procedura di asilo. Riammissioni fuori dalla legge poiché eseguite senza la consegna agli interessati di alcun provvedimento e senza alcun esame delle situazioni individuali. Che hanno prodotto una chiara lesione del diritto di difesa e del diritto alla presentazione di un ricorso effettivo.

La recente e importantissima ordinanza del 9 maggio 2023 del Tribunale di Roma – che si può trovare integralmente sul sito dell’Asgi – riafferma così ancora una volta l’illegittimità della procedura di riammissione attuata al confine orientale italiano sulla base di un accordo siglato tra Italia e Slovenia nel 1996, mai ratificato dal Parlamento italiano.

Procedura che il governo italiano, dopo averla sospesa a seguito della decisione del gennaio 2021, ha deciso appunto di ripristinare a partire da novembre del 2022 seppur non, formalmente, nei confronti di coloro che chiedono protezione internazionale. L’ordinanza ha ritenuto senza dubbio dimostrata la rigorosa prova del danno: ovvero condizioni degradanti in cui il ricorrente si è trovato respinto in Bosnia rischiando per la propria incolumità.

La rete RiVolti ai Balcani sottolinea la straordinaria importanza e attualità della decisione ottenuta dalle avvocate Caterina Bove e Anna Brambilla dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. Decisione che è stata il frutto di un lavoro di rete che ha visto coinvolti diversi soggetti attivi nel contrasto alle violenze verso le persone in movimento attivi lungo la rotta balcanica, tra i quali proprio la rete RiVolti ai Balcani (in particolare Gianfranco Schiavone e Agostino Zanotti), la giornalista Elisa Oddone, la Ong “Lungo la rotta balcanica”, l’associazione PIC (in particolare Ursa Regvar), il progetto Medea dell’Asgi, ICS Ufficio Rifugiati, Linea d’ombra, il Centro per la Pace di Zagabria, Anela Dedic e tutti gli attivisti e attiviste che agiscono per la tutela per i diritti umani in Bosnia ed Erzegovina e lungo le rotte percorse dalla persone in transito.