Una grande risposta da Brescia

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La Costituzione. Articolo 3

Per l’accoglienza, la cittadinanza sono state migliaia le bresciane e i bresciani che ieri hanno risposto all’appello di partecipazione organizzato dal gruppo di Io Accolgo Brescia con l’adesione di oltre sessanta tra enti e realtà dell’associazionismo bresciano.

Giunta alla sua nona edizione l’evento è stato introdotto da alcuni interventi dal palco di Largo Formentone. Tra questi quello della consigliera comunale Raisa Labaran diventata cittadina italiana solo 18 anni a causa dello ius sanguinis che vige, ancora oggi, in Italia: «Non essere cittadina quando ero minorenne ha significato, per esempio, avere la carta di identità non valida per l’espatrio, quindi quando la mia classe faceva la gita all’estero io dovevo produrre un sacco di permessi oppure non andare».

Dal palco informazioni dettagliate per contrastare una propaganda che ci vede perennemente invasi ed in emergenza: la pianificazione strategica di un’accoglienza realmente integrata su tutto il territorio italiano, e che tenga conto della diversità dei singoli contesti e dell’evoluzione delle necessità nel tempo, è compito di chi governa. Cosa avverrebbe se ognuno dei Comuni italiani si attivasse per accogliere e redistribuire sul proprio territorio una minima quota dei 133.171 arrivi registrati fin qui nel 2023?

Prendendo come esempio il territorio della provincia di Brescia (un’area ampiamente predisposta all’accoglienza), meno di 1 comune su 5 si rende disponibile ad accogliere. In totale sono circa 40 i comuni bresciani che aderiscono alla rete SAI sui 205 di tutta la provincia.

Tuttavia, ciò non avviene perché non vi è un vincolo per i Comuni italiani ad accogliere in modo sistematico, pianificato, organizzato ed integrato.

La possibilità di attuare in modo efficace ed efficiente la programmazione esiste e si chiama Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI).

Ogni persona dovrebbe essere riconosciuta come essere umano e per questo l’accoglienza non è un fine di per sé, ma lo strumento attraverso il quale si rendono esigibili tutti i diritti come indicato dai primi tre articoli della Costituzione della Repubblica Italiana: Il nostro compito è rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà di tutti i cittadini.