Deset godina u baštama

ll progetto Orti Familiari compie dieci anni. Nel 2014 la Bosnia Erzegovina venne investita da una catastrofica alluvione: Da allora ADL a Zavidovici decise di contribuire al sostegno delle famiglie colpite nelle aree rurali attraverso un progetto semplice ed efficace, apprezzato dalla popolazione.

Grazie ai questionari che ogni anno sono stati proposti alle beneficiarie, è stato possibile raccogliere dati e informazioni che sono stati elaborati fornendo negli anni un quadro della situazione socio demografica dell’area.

Dai questionari compilati nel 2023 (48 su 60 partecipanti) sono emerse le seguenti informazioni che offrono uno sguardo su alcune caratteristiche tecniche e sociali della attività di orticoltura locale:

  • l’età delle donne beneficiarie del progetto va dai 30 ai 70 anni
  • è praticata prevalentemente un’agricoltura per l’autoconsumo e “per la sicurezza alimentare” (patate, cipolle, cavoli). In alcuni casi è praticata la vendita diretta dei prodotti
  • il terreno viene arato, fresato, annualmente e concimato con letame
  • la maggior parte delle partecipanti ha una serra
  • la dimensione media dell’appezzamento coltivato è di 2000 metri quadrati
  • gli alberi da frutta sono prevalentemente meli, peri, susini, amarene. La frutta viene trasformata in succhi e marmellate
  • si coltivano frutti rossi per la produzione di succhi e marmellate
  • sono usati antiparassitari e insetticidi. In alcuni casi si fanno trattamenti con infusione di ortiche.

Cominciano però a manifestarsi segnali di siccità che richiederanno nuove tecniche di coltivazione e irrigazione.

L’aumento progressivo dei prezzi dei prodotti agricoli rende l’attività di orticoltura familiare, se sostenuta, una risorsa importante. Specialmente per le donne anziane senza pensione o con una pensione minima.

L’agronomo che in questi anni è stato responsabile della formazione e delle visite in loco insiste sul tema dei prezzi:ora che i prezzi sono saliti, sono cresciute le piccole attività agricole. Tante persone che una volta non si occupavano di agricoltura ora sono sempre più interessate. Tuttavia quando serve un sostegno finanziario per queste piccole economie è molto difficile ottenerlo.

Lo conferma anche una signora partecipante al progetto Orti Familiari 2023: “Io vivo in città, non abito in campagna ma qui mi occupo di orticoltura, ho anche un frutteto e ci lavoro regolarmente. Questo significa un’entrata in più perché ho una pensione minima. È piacevole, utile. Bello.

Abbiamo riscontrato situazioni sociali ancora più gravi. La seguente testimonianza è esemplare in tal senso poiché vengono sintetizzate le conseguenze a lunghissimo termine dei processi di “transizione post bellica”, gli effetti devastanti sulla vita delle persone e la funzione psicoterapeutica del lavoro nell’orto. Questa donna, in quanto ex operaia della fabbrica Krivaja durante gli anni delle privatizzazioni, in una situazione postbellica confusa e di progressivo svuotamento dei diritti dei lavoratori, non ha ottenuto il riconoscimento di tutti gli anni di lavoro ai fini contributivi del pensionamento. Così, come accaduto per moltissime altre operaie, non riesce ad accedere nemmeno alla pensione minima. Sono stata molto male, ho dovuto essere ricoverata, ero molto depressa. Ad un certo punto mi sono resa conto che non potevo fare nulla. Ho trovato un conforto e un aiuto nel mio orto. Lavorandolo riesco ad alleviare il peso dei pensieri che mi tormentano“.

(Le interviste sono state raccolte nell’ambito del progetto “Trent’anni di Bosnia”)

Nel 2024 una nuova attività ha reso evidente l’intreccio tra fattori economici, produzione orticola, relazioni e forme di socializzazione tra donne: la pratica dello scambio delle sementi ha coinvolto una cinquantina di partecipanti individuate in collaborazione con l’Agencija Lokalne Demokratije Zavidovići dalle associazioni femminili locali
(sul ruolo dell’associazionismo femminile in Bosnia e sulle specificità e differenze che assume tra “città e campagna” abbiamo scritto qui)

L’aumento sul mercato dei prezzi delle sementi (e talvolta la qualità scadente) incentiva la produzione locale innescando un circolo virtuoso costituito dall’incremento della biodiversità e della conservazione delle specie locali. Il piccolo Museo dei Semi che ha sede nella Comunità Locale di Dolina-Alići (4000 abitanti, 50 bambini nella scuola elementare) può quindi diventare un altro punto di riferimento dell’orticoltura per l’autoconsumo che stiamo portando avanti negli anni.

La azioni degli Orti Familiari hanno interessato oltre 500 persone in 10 anni.
Si tratta di residenti nelle Comunità Locali della municipalità di Zavidovići, sia nelle aree rurali più isolate e lontane dalla città, sia intorno al nucleo urbano.

Città e campagna in movimento

Nel tempo il rapporto città-campagna è mutato. Da una parte si è assistito a un movimento verso la città da parte di famiglie con figli in età scolare (anche a causa della progressiva riduzione dei trasporti pubblici). D’altra parte nell’estate 2024 si è manifestata per la prima volta una competizione per le risorse idriche. Infatti, a causa della scarsità d’acqua in molti pozzi nelle aree rurali, sono stati effettuati nuovi allacciamenti all’acquedotto comunale. Questa dinamica ha determinato un sovraccarico dei consumi in un periodo fortemente segnato dalla siccità.

Un altro fattore che contribuisce al cambiamento del volto della città e delle aree rurali è la forte emigrazione che interessa giovani, adulti e intere famiglie.
(Ne abbiamo parlato qui e analizzato le varie forme qui)

In questi dieci anni abbiamo constatato l’aumento del numero delle persone sole che avranno sempre di più necessità di servizi di sostegno. Il problema, connesso con l’invecchiamento e l’emigrazione dei giovani, richiederà interventi strutturali poiché le relazioni di vicinato non saranno sufficienti a rispondere ai bisogni.

La Bosnia Erzegovina sta infatti vivendo un declino demografico senza precedenti, accompagnato da un massiccio esodo di persone in età fertile. l’Agenzia di statistica riporta che le scuole elementari bosniache hanno perso quasi 50.000 studenti in 8 anni con la conseguenza diretta che le scuole chiudono e il numero degli insegnanti diminuisce anche a causa dei pensionamenti nei prossimi anni. Nel 2014 si contavano 302.000 alunni, nel 2024 sono presenti nelle 1714 scuole elementari 256.000 alunni, in un sistema educativo fragile e diviso per linee etnonazionali.

I movimenti interni dalla campagna alla città e i movimenti internazionali verso altri paesi della regione o in Europa producono conseguenze anche sul paesaggio. Case vuote, case nuove costruite dalla “diaspora” e altrettanto vuote in attesa di un ritorno periodico o pensato in un lontano futuro – spesso accanto ai ruderi delle abitazioni distrutte dalla guerra – si susseguono senza ordine e con consumo di suolo evidente. E mentre la gente se ne va, sorgono nuovi monumenti di stampo nazionalistico patriottico, ad opera di privati, o di associazioni di veterani o autorità locali.

Segni di politiche identitarie, fantasmi e fantasie, che riemergono nei periodi di crisi e incertezza. Quando i difetti dell’ordine sociale manifestano la notevole fragilità delle relazioni di cittadinanza a vantaggio di comunitarismi separati e oppositivi.

Questo testo è tratto dal report di settembre 2024 a cura di Sladjan Ilić, Maria Perino, Simona Sordo.

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